Commemorazione al Rotary Club di Taranto


ATTIVITÀ DEL CLUB

Nicola D'Ammacco
e la Fiera del Mare

(8 gennaio 1985)


"Nicola D'Ammacco e la Fiera del mare": un uomo e una manifestazione merceologica che ha avuto in comune, all'indomani della "pace cartaginese" imposta dagli alleati all'Italia, lo stesso obiettivo. Cioè il recupero delle imprese di produzione tarentine, nate e sviluppatesi all'insegna della spesa militare, la loro riconversione e l'inserimento graduale nel sistema economico nazionale e internazionale. Un progetto non facile, in quanto non si trattava soltanto di restituire vitalità alle aziende, portandole dalla produzione di guerra a quella di pace, ma anche di farle passare dall'autarchia all'economia di mercato. E tutto ciò in un clima che, peraltro, era dominato dalla inflazione, dalla instabilità del metro monetario e dalle incertezze delle clausole economiche del trattato di pace.

Dell'uomo, del protagonista e delle sue capacità manageriali ha parlato l'avv. Bernardino Pasanisi, che lo ebbe amico e lo apprezzò per le sue doti di lealtà e di onestà, ricostruendone la figura e ricordando gli incarichi ricoperti a livello locale e nazionale. Un cittadino, la cui personalità fu, senza dubbio, eminente e la cui opera fu sempre improntata, nello stile rotariano, al servire, nell'interesse di una comunità che si accingeva a ricostruire, sulle rovine della guerra perduta, il proprio futuro. Quel futuro che egli, insieme ad altri operatori economici e politici di quei giorni, intravide in uno sviluppo industriale e commerciale connesso con il mare dal quale Taranto aveva tratto, nella sua millenaria vicenda storica, la propria ricchezza ed egemonia.

Della Fiera del mare, di cui D'Ammacco fu, prima, vice presidente e, poi, presidente, ha parlato il comm. Antonio Argento, presidente della Camera di commercio, illustrando gli obiettivi della manifestazione merceologica, il suo significato politico ed economico, le indicazioni per un nuovo modello di sviluppo nel quadro della rinascita della città. Obiettivi che, ancora oggi, hanno una valenza, e che l'ente camerale si ripropone di raggiungere, ripristinandola.



Il discorso dell’avv. Bernardino Pasanisi


È estremamente penoso commemorare un amico scomparso.
È penoso come ognun comprende, perché l’amicizia è, un bene grande ed avere degli amici è una fortuna ed è una ricchezza.
Per noi rotariani, poi, costituisce il fondamento del vincolo tra noi e del "servire", che è il fine ultimo della nostra istituzione.
Perciò un amico che scompare porta via una parte di noi stessi, ed il vuoto che lascia è tanto maggiore quanto l’amicizia è di più vecchia data e più radicata.
Nicola D’Ammacco era mio amico non soltanto rotariano e non soltanto dalla costituzione del nostro Club, ma direi da sempre, perché cominciammo con l’essere compagni di giochi ed i nostri rapporti furono sempre schiettamente affettuosi.

Era, Nicola D’Ammacco (anzi: Nicolino D’Ammacco, come lo chiamavamo tutti, familiari ed amici), uomo aperto, leale e generoso; senza nemici, che io sappia, perché in vita sua non aveva fatto male a chicchessia, ma bene a tutti. Ed anche quando le vicende della vita lo travolsero in un vortice cui non furono estranei il tornaconto personale di qualcuno e la perfidia umana, che spesso si annidano sotto mendaci apparenze di atteggiamenti cortesi e melliflui, anche in quella vicenda egli mantenne saldi i principi d’onestà che avevano caratterizzato tutta la sua vita e rifuggì da ogni tentativo men che corretto di salvare una parte del proprio patrimonio, che tutto sacrificò per la soddisfazione dei propri impegni.
Perciò la estimazione di cui godeva a Taranto e fuori, conquistata con lunghi anni di attività commerciale ed anche politica ed amministrativa, gli attribuiva una personalità che rimase sempre intatta e rispettata.
Molti furono nel corso della sua vita i riconoscimenti concreti di questa sua personalità, come si rileva dal suo curriculum, che riassumo.

Tanti incarichi non possono conferirsi se non ad un uomo che abbia requisiti non comuni, per la sua capacità, per il suo prestigio, per la sua dirittura morale.
Ed ho tenuto per ultimo l’incarico che dal nostro punto di vista rotariano è quello che più degli altri conferì lustro alla sua persona ed ora porta ad onorare la sua memoria: la Presidenza del Club di Taranto del Rotary.
L’incarico più prestigioso, questo, perché in certo senso è l’effetto della sua vita di lavoratore, di professionista, di persona per bene.
E recentemente gli era stata conferita l’ambita onorificenza rotariana di Paul Harris Fellow.
Ho detto che non aveva nemici, ma aveva tanti, tantissimi amici, dei quali non si dimenticava mai, conservando con tutti i rapporti di un tempo, anche di un tempo lontano. Ed io ho avuto occasione di conoscere alcuni di questi suoi amici, rendendomi conto, così, personalmente della stima e della considerazione di cui godeva anche fuori di Taranto, a Milano, a Venezia (egli aveva studiato appunto a Venezia ed a Milano), a Roma.

Del resto, senza andare tanto lontani, per noi Tarantini che abbiamo vissuto ed abbiamo lavorato qui a Taranto e che avevamo con lui amicizia o solo dimestichezza, era in certo senso d’obbligo, passando per via d’Aquino, far tappa nell’ufficio di Nicolino nei Grandi Magazzini D’Ammacco e poi, quando questi cessarono, nella Boutique Saba. Era d’obbligo, dicevo, sia per scambiare un cordiale saluto, sia, quando v’era tempo, per commentare i fatti del giorno, sia, infine, perché vi si poteva incontrare altri amici che avevano anch’essi fatto sosta presso Nicolino. E non v’è mai stato caso di una frase men che cortese o di un gesto che non fosse cordiale, se non affettuoso. Ed era frequente che capitando sotto mezzogiorno Nicolino offrisse all’amico il Campari Soda al bar di fronte.

Io poi ricordo l’aspetto politico di Nicolino.
Finita la guerra e quindi dopo la caduta del fascismo io, al pari di lui e con altri amici, che tutti avevamo vissuto la prima giovinezza in regime fascista, dopo una analisi alla geografia dei partiti politici sorti in Italia, aderimmo a quello liberale. Nicolino fu uno dei dirigenti provinciali del partito e pressato dalle insistenze nostre, si presentò anche alle elezioni per una legislatura. Lo fece non perché avesse velleità politiche, ma per portare il contributo con il suo nome, con la sua attività, con le sue relazioni, con il suo prestigio, all’affermazione dell’idea liberale.

Era un uomo, insomma, la cui personalità può considerarsi eminente nella Taranto della sua epoca ed anche della nostra.
Il nostro Club ha perduto con Nicolino D’Ammacco uno dei suoi elementi migliori, non solo per la sua personalità, ma anche e forse soprattutto per lo spirito rotariano che in lui era innato.

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